L’ appropriazione indebita

Non ho mai ucciso un comunista. L’ anticomunismo, sbollita la rabbia giovanile, l’ ho trovato una pratica assurda: uno stratagemma per tenerci occupati e confondere quelli che devono essere i veri obiettivi

Pierluigi Concutelli – Io, l’ uomo nero.

Secondo Orsini il brigatista è un tipo antropologico particolare: non ha interessi propri, affari privati, sentimenti, legami personali, affetti di un qualche tipo.

Non li ha e non deve averli. Se qualcosa resta deve liberarsene. E’ un uomo sradicato, alienato (e rinato solo grazie all’ ideologia).

Il terrorista deve essere solo. In questo senso vive un suo celibato. Il terrorista è coerente. In questo senso fa sempre cio’ che dice.

E’ o deve diventare privo di ogni egoismo, sempre pronto come un automa a gettare il cuore oltre l’ ostacolo sacrificandosi per gli altri.

Buzzfeed aiutiamo il giappone

Una condizione sacerdotale, la sua.

L’ ideologia della Chiesa (riveduta e corretta) sembra essere una fonte d’ ispirazione inesauribile: il capitalismo esalta la ricchezza, la Chiesa premia la povertà. La Chiesa predica poi la comunione dei beni e si offre spesso quale baluardo alla modernità.

Ma questo è proprio il ruolo che il brigatista rivendica a sé, non a caso ama ritrarsi come un cristiano delle catacombe.

Il brigatista è pronto a fiancheggiare la Chiesa più retriva, come le rivolte afghane; sostiene la ribellione irachena come il terrorismo islamico. Anche la Tav in Val di Susa gli va bene. Tutto pur di colpire il suo nemico: la civiltà moderna.

Curcio leggeva Camus e parlava spesso del fatto di non aver avuto un padre. Più volte ebbe a dire seriamente “Dio è mio padre”.

Ecco, se c’ è un prototipo dell’ alienato questi è Curcio.

Nasce a Monterotondo da Jolanda Curcio (18 anni), il papà, Renato Zampa, lo conobbe a 12 anni. Jolanda lo affida alla famiglia Paschetto di Torre Pellice (alta montagna piemontese). A 10 anni finisce nel collegio dei preti Don Bosco di Centocelle. Si chiude in “una sfera di silenzio e rifiuto autistico”. Non parla, non studia. Incontra solo l’ ultimo parente che gli è rimato: Luigi Zampa, uno zio. Bocciato viene trasferito ad Imperia presso un’ altra famiglia. Bocciato di nuovo, solo la minaccia dell’ istituto di correzione lo spinge a studiare il minimo indispensabile per il diploma, che consegue dopo una fuga a Milano dove trova lavoro come ascensorista all’ Hotel Cavalieri. Con il diploma in tasca viene assunto alla Pirelli, una vita insostenibile per un ribelle del genere. Nel corso di una domenica qualunque chiede un passaggio non sa neanche lui per dove. Finisce a Genova, dove vive da barbone, scivola nell’ alcolismo e assume metadrina. Capisce che la sua esperienza è senza ritorno, scappa a Trento dove ha sentito dire che inaugurano una nuova facoltà di sociologia. Frequenta i corsi fondando una comune in una casa semi crollante sulle rive dell’ Adige. Di politica non sa ancora nulla, sa solo che odia profondamente questo mondo e vorrebbe distruggerlo. Il marxismo leninismo fornirà gli strumenti e le soddisfazioni surrogatorie del caso.

Il brigatista si ritiene un Messia chiamato ad “accelerare la Storia”, uno che “uccide per amore”.

Il riformista è per lui “un sadico che non si decide a staccare la spina”.

Biagi, D’ Antona avevano cercato di riformare il mercato del lavoro e devono pagare poiché le riforme con un qualche successo riducono l’ odio contro il capitalismo. Lenci fu condannato a morte da Prima Linea per i suoi progetti architettonici rivolti a migliorare la vita dei detenuti. Viscardi, direttore del carcere di Bergamo, fu eliminato per aver creato un clima ben accetto ai reclusi.

Tutto quel che Orsini sottolinea per molti ha un difetto terribile: vale anche per i terroristi neri. 

 

L’ autore lo sa e a loro dedica l’ appendice, sfilano le figure di Pierluigi Concutelli, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Franco Freda, Alessandro Aliprandi, Roberto Nistri.

Nulla sembra distinguerli dai “rossi”. Concutelli non fu meno rivoluzionario di Curcio o di Moretti. La vocazione lo spinse a combattere persino in Angola.

[… in questo senso il marxismo si rese colpevole di appropriazione indebita allorché tentò di avocare a sé la Rivoluzione. Nel libro è Moravia a difendere in modo che oggi suona patetico questa “esclusiva”…]

Non solo, anche il nemico era comune: il mercante e tutti coloro che coltivano il proprio “particulare”. Con loro intendevano colpire l’ individualismo, il profitto, la ricchezza, la concorrenza, la desacralizzazione del sacro, la libertà d’ espressione, l’ egoismo, la mancanza di solidarietà e il mondo borghese in genere.

Quanto alla costruzione da erigere domani, al di là di qualche accenno all’ Uomo Nuovo, non era certo al centro della loro attenzione.

Quanti documenti lasciarono i brigatisti sulla società che avrebbero voluto costruire? Orsini, uno dei pochi ad averli letti tutti risponde: nessuno.

I rivoluzionari per vocazione sono in realtà dei reazionari impenitenti, uomini offesi ed indignati da tutto cio’ che la modernità occidentale rappresenta.

11 pensieri su “L’ appropriazione indebita”

  1. Ciao Ric.
    Scrivi:Secondo Orsini il brigatista è un tipo antropologico particolare: non ha interessi propri, affari privati, sentimenti, legami personali, affetti di un qualche tipo.
    Non sembra del tutto vero per Mara Cagol che, durante la latitanza, ha mantenuto contatti epistolari con i genitori, simbolo, più di ogni altro, di quanto il terrorista vuole ignorare o combattere.

  2. Il vuoto pneumatico è impossibile, e Mara Cagol (promettente assistente universitaria a trento e moglie di curcio) continua comunque a sommergere la madre con considerazioni sul “sistema”, a farle presente quanto odia la città e la barbarie della vita che propone, come urge l’ esigenza di un processo rivoluzionario che distrugga questo mostro; la esorta a non farle perdere tempo in “chiacchere” e battibecchi: bisogna agire! E, davanti al pericolo (l’ arresto del marito) non tentenna un attimo nell’ informarla che lei non ha nessuna intenzione di “interrompere la sua lotta per l’ umanità”. Se avesse tentennato sarebbe stata considerata un’ impura.

    Il terrorista nero Delle Chiaie, sul fronte opposto, descrive bene le tecbniche con cui si distinguevano i puri dagli impuri nelle file degli affiliati.

    Molti terroristi erano anche fidanzati tra loro (la canzone l’ ho messa pensando anche a quei casi). Ma s’ imposero di reprimere il loro amore o comunque di metterlo sullo sfondo. Fioravanti/Mambro è una storia esemplare raccontata nel libro.

  3. ricordo le registrazioni delle voci dei terroristi – in particolare quella che interrogava Roberto Peci prima di giustiziarlo, e quella che annunciava la presenza del cadavere di Moro nella Renault. Erano voci di automi, spente. Per produrre quel tono di voce (tralasciando per un attimo le azioni) è necessario aver raggiunto un certo grado di “emotional numbness” – un ottundimento della capacità di provare emozioni, un’anestesia affettiva. Intendo dire che prima di de-umanizzare la vittima, il carnefice deve aver de-umanizzato e congelato emotivamente se stesso. Come risulta da quanto ric ci racconta di Curcio, questo processo era già pienamente e compiutamente avvenuto prima dell’incontro con l’ideologia.

    Non sono un’appassionata né simpatizzante di Bellocchio, ma il suo film “Buongiorno notte” era veramente bello. Illuminava la psicologia dei terroristi, la provenienza familiare, i rapporti svuotati di contenuto affettivo, la doppia vita, la concentrazione su un obiettivo che serviva a cancellare e a difendersi dalla caotica problematicità e minacciosità di tutto il resto.

    Ho letto il link segnalato da vlad. Interessante! Il sistema marcio che ci impedisce di essere e diventare quello che siamo, che ci opprime materialmente e psicologicamente, a cui è necessario ribellarsi… Per me, diana, è impossibile non vederci una proiezione della famiglia tossica.

  4. Il sistema marcio che ci impedisce di essere e diventare quello che siamo, che ci opprime materialmente e psicologicamente, a cui è necessario ribellarsi…

    Non prendiamoci in giro, parole del genere non vengono dalle catacombe,  potrebbe averle pronunciate anche una persona di spessore, una a cui siamo disposti a riconoscere un valore di rilievo.

    Potrebbe averle pronunciate un Nobel Un Albert Camus.

    Sono parole da “fighi”. Sono parole che potrebbero identificare anche chi non vuole vivere in modo banale. E qualcosa del genere risuona anche nelle tirate contro l’ “egoismo” e in favore della “soldarietà”. Il “pazzo originale” è piuttosto chi invita ad andarci piano nel condannare gli egoismi, chi diffida dell’ ansia di “costruire un mondo migliore”.

    E allora, come riconoscere la differenza?

    E qui torniamo al “prezzo della coerenza”.

  5. Non prendiamoci in giro, parole del genere non vengono dalle catacombe, potrebbe averle pronunciate anche una persona di spessore, una a cui siamo disposti a riconoscere un valore di rilievo.

    Certo. Perché pescano in esperienze comuni. Siamo tutti nati dentro famiglie.
    Ho semlicemente messo a fuoco uno degli elementi, fra gli altri, una delle “narrative” possibili – quella che per esempio è più strettamente collegata al distacco e all’emotional numbness, e quella che registro io. Soggettiva, ma non per questo illegittima.

    Tutto il resto c’entra, resta e c’è – eventualmente. Non vedo contrapposizione. Sono filoni che corrono vicini e si mescolano.

  6. Diana, lungi da me opinare a quanto dici. Sposo in pieno il tuo messaggio.

    Forse quel “non prendiamoci in giro”  era un esordio troppo forte e si prestava ad equivoci.

    Voleva spostare solo un po’ il fuoco.

    “Regime”, “servi”, “informazione al soldo”, “media manipolatori delle coscienze” e c’ è poi chi fischietta i canti partigiani in TV o manda Gramsci in mondo visione. Forse che oggi non ascoltiamo tutti i giorni parole che se fossero seguite da comportamenti coerenti richiederebbero l’ entrata in clandestinità?

    Se chi le pronuncia non pensa certo a quello, pensi almeno ai danni potenziali di una simile “pedagogia dell’ intolleranza”.

    Secondo me non abbiamo ancora ben appreso che l’ intolleranza si nasconde soprattutto in chi si batte e si irrita a tempo pieno contro gli “egoismi” e l’ “individualismo”. Senza “egoismo” e “individualismo” c’ è la “purezza incorruttibile”, e la purezza è l’ anticamera dell’ inferno.

  7. ah! Stalin. Gli ha dedicato un capitolo di uno dei suoi libri anche Alice Miller, sulla sua infanzia, però.
    Grazie, vlad! Appena torno stasera me lo ascolto.
    Io sto già trainando l’economia, sono al lavoro.

  8. ho sentito (mezzo e mezzo mentre lavoravo) Cuore di tenebra. Che bel programma.
    Terribile, certo.
    Parole che ritornavano durante l’ascolto: religioso, russo, ortodosso, liturgia, “fratelli e sorelle” invece di “compagni”. Come Vendola, dopo la vittoria di Pisapia! “Fratelli e sorelle rom”, ha detto. Si crede Papa, ora.

Scrivi una risposta a diait Cancella risposta