Contro-non-informazione

Al Corriere della Sera c’ è solo una persona che lavora in modo più approssimativo di Luigi Offeddu: il titolista degli articoli di Luigi Offeddu.

Recentemente, l’ ineffabile coppia di “creativi” ci ha reso edotti che in Ungheria la schiavitù degli zingari è diventata ormai legge di stato:

I ROM AI LAVORI FORZATI INIZIATIVA CHOC IN UNGHERIA

Probabilmente il giornalista non avrebbe voluto farlo, ma purtroppo, dopo un titolo tanto bello e accattivante, è stato costretto anche a scrivere l’ articolo e in esso qualche notizia in più ha dovuto pur fornirla. Si viene così a sapere che l’ espressione “lavori forzati” ha un significato innovativo; vuol dire, tradotto, che il disoccupato perde il sussidio statale se rifiuta le offerte di lavoro ricevute. E in genere non gli offrono di dirigere una banca. Procedura alquanto comune anche nei paesi più evoluti (non da noi, ma per il semplice fatto che spesso un sussidio del genere nemmeno è previsto).

Un significato simile, più che “innovativo” è… “inventato”, ne convengo.

Ma che dire dell’ odioso taglio razzista di una legge del genere?

Sbollite pure il vostro odio. Sempre nel corpo dell’ articolo, ben occultata in una dipendente relativa di terzo grado, c’ è l’ affermazione che potrebbe tranquillizzarvi: la norma riguarda i disoccupati sussidiati nel loro complesso, e gli zingari c’ entrano solo perché costituiscono una fetta importante della categoria.

Intanto, mentre noi poveri scemi cerchiamo faticosamente di mettere insieme le tessere della “vicenda choc”, quelle volpi di Offeddu e del suo titolista ci hanno indotto ancora una volta a leggere l’ ennesimo articolo-trappola. Accidenti a loro e a me che non imparo mai la lezione.

Stamane, poi, ho avuto quasi paura che l’ ineffabile Offeddu avesse trovato un concorrente intestino nella Mangiarotti, altra cronista del Corrierone. Quest’ ultima ha raccontato con phatos una storia simile alla precedente, accaduta però nei confini patri: a Settimo Torinese. Il Comune offre lavoro ai disoccupati, ma chi rifiuta… zac… perde il sussidio.

In lontananza, si sente anche nella Mangiarotti la voglia del buon giornalista di evocare scene in cui, messi ai ferri, alcuni omoni in pigiama a strisce picconano le rocce trascinandosi dietro palle di ferro da una tonnellata. Fortunatamente, la giornalista si riprende fino al punto di accennare alla fonte d’ ispirazione: il “modello tedesco di welfare”. No, un errore del genere Offeddu non l’ avrebbe mai commesso, dovendo proprio citare il rigore teutonico, come minimo una strizzatina d’ occhio e un piccolo riferimento ad Auschwitz l’ avrebbe buttato lì in qualche modo.

***

In ospedale e nel corso della mia convalescenza ho letto spesso il giornale uscendone spossato, frustrato e impoverito da lunghissime e infruttuose rassegne. In qualche modo è stato comunque istruttivo, perché l’ avvilente esperienza mi ha elargito una consapevolezza per me nuova: se nelle dispersive società di inizio millennio esiste una vera e propria perdita di tempo, questa riguarda la lettura dei giornali. Non avevo mai notato quanto poco siano in grado di darti i giornali, forse ancora meno della televisione. E parlo dei più blasonati (Corriere, Stampa, Repubblica…), mica dei rotocalchi spazzatura. Se solo ne stampassero una copia a settimana di pari mole (ma forse anche, oso dire, una all’ anno) il nostro “aggiornamento” non ne risentirebbe granché, anzi, forse migliorerebbe. Ricordo una ricerca da cui risultava che i broker di borsa più informati e efficienti erano quelli che contingentavano rigorosamente la lettura dei giornali di settore.

Una società civile e laboriosa dovrebbe limitarne la circolazione. Invece li finanzia!

La cosa vi suona strana? Anche a me. Ma vi assicuro che non sono l’ unico a pensarla così.

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p.s. con queste considerazioni, si badi bene, non voglio negare la funzione di cagnolini di compagnia che rivestono i giornali; a tutt’ oggi, mentre trangugio cappuccino & brioche, non riuscirei a privarmi del giornale e del modo seducente in cui fa ronzare i titoli nel mio cervello semicosciente (specie quando intacco la crema).

35 pensieri su “Contro-non-informazione”

  1. Con i giornali ho un rapporto ambivalente. Leggerlo al mattino facendo colazione è un vero spasso. Ci sono sempre almeno un paio di spunti per il blog.

    Però, alla lunga, ti succhia energie e ti impedisce di pensare. Devo dire che dalla lettura dei giornali non ho mai imparato molto. Forse è ora di avvicinarsi al movimento “against news”. Una specie di vegetarianesimo dell’ informazione.

  2. Però, alla lunga, ti succhia energie e ti impedisce di pensare. Devo dire che dalla lettura dei giornali non ho mai imparato molto. Forse è ora di avvicinarsi al movimento “against news”. Una specie di vegetarianesimo dell’ informazione.

    è quelllo che ho sempre pensato anche della scuola. Ma parlo a titolo personale.
    In una sua puntata (quelal sull’informazione – dati in entrata) Vallauri ha parlato di questa fame di informazioni e aggiornamenti, e sulle risorse che a volte sprechiamo per una fatica complessivamente inutile.

    buongiorno, stamattina vado al cinema! (This is england)

  3. Concordo, comprare e leggere un giornale è per me ancora fonte di benessere, ma lo è per motivi ambigui. Hai presente quando tieni accesa la TV per sentirti “in compagnia”? Bè, un po’ la stessa cosa. Non cerco “conoscenza” ma “ronzio”. Ci vuole anche quello, non si tratta di azzerare le news ma di ridimensionare la loro portata.

    Stamattina ho sentito prima pagina, c’ era Giorgio dell’ Arti, giornalista discreto che ascolto volentieri. Ma poverino, anche lui, chiamato dalle telefonate a pronunciarsi su tutto e sul contrario di tutto doveva improvvisare attaccandosi a slogan stando attento a lisciare per bene le penne all’ ascoltatore di turno (ordine di scuderia, credo) che, sulla materia specifica del momento, probabilmente ne sapeva più di lui. E’ inevitabile quando hai a che fare con l’ intero scibile umano.

    Ma attenzione attenzione: settimana prossima a prima pagina torna a grande richiesta il peggio del peggio… quella famosa Rampini di cui avevamo già discusso. Un senso di repulsa e di curiosità mi attanaglia. Ecco di cosa vivono le news.

    Grande matineé allora, dicci come è andata… devo correre, la marghe frigna… è volata dalle scale mentre scrivevo…

  4. This is England……mmmm…..scommetto in qualche cinemino d’essai……ieri ho visto This must be the place all’Anteo, vecchio cinema quasi d’essai ora multisala limitato x aspiranti intellettualoidi. Poi magari ci scrivo qualcosa, ma nn so, c’han già scritto tutto altri.

  5. Mi è piaciuto molto. “Nel paese delle creature selvagge+”The believer”+”Billy Elliot”+”L’odio”: ha qualcosa di ognuno di questi bellissimi film. Il film è uscito nel 2006, ma è stato distribuito solo quest’anno. Era una proiezione per insegnanti di liceo (la mia amica Gigi). “This must be the place” lo vedrò senz’altro.

  6. macché, non so più come si inserisce il video, non ci sono più quei codici da incorporare di una volta… viene fuori sempre questo qui, mah.

  7. dunque, vediamo se funziona…

     

    Se funziona, allora ti dico come ho fatto: basta andare su share e poi scegliere il codice embed. Non tutti i video ce l’ hanno (puo’ essere disattivato dal proprietario), ma la maggior parte sì.

    Speriamo di ricordare il titolo quando farò il nuovo “pieno”. Per ora devo sfoltire il cumulo rimasto sul comodino. Il prossimo è Fight Club.

    Vlad, scrivici qualcosa. Cavolo, l’ Anteo. Per me (provinciale della provincia più profonda) una volta era un mito.

    Per quanto riguarda la tag, l’ unico post affine è quello a cui mi riferisco nel testo: una ricerca condotta tra i broker di borsa la quale concludeva che la “lettura assidua dei quotidiani finanziari” quando non è dannosa per il broker è inutile. Ma non sono riuscito a rintracciarlo nel tempo limitato che mi ero dato, neanche nei libri di Harford (che era la mia fonte indiretta).

    Per il resto non penso ci sia altro. La mia conversione a “against news” è recentissima (e senza effetti visto che i giornali li continuerò a leggere così come si assume un sonnifero. Altro parallelo con il vegetarianesimo)

    p.s. il video embedded non funziona. Vabbé, darò una ripassatina alle istruzione appena avanzo tempo.

  8. no, non c’è più Embed, sotto i video di youtube
    c’è Codice da incorporare, ma è un’altra cosa – forse è cambiata la normativa
    (Oggi ho dovuto mangiare la carne perché la badante di mia madre è una furia se non mangi tutto quello che cucina, e non sa della mia conversione.)

  9. Strano, la normativa è cambiata ieri? Ho appena “incorporato” sul blog il video sul pezzo di rock tributario!? Ricordi?

    Pensavo piuttosto a un problema legato alla sezione commenti.

  10. oddio, lo vedi che non mi funzionano le sinapsi. Ma cosa vuoi che ricordi. SE NON MI FUNZIONANO.
    Qualche tempo fa ho trovato una clip di un programma comico inglese degli anni novanta, dove spiegano per ridere come funziona il cervello delle donne. Una cosa in teoria molto offesniva. Io l’ho guardato e ho pensato: E’ ESATTAMENTE COSI’ che funziona il mio. (Vedo se lo ritrovo)

  11. L’ho trovato. Dura due minuti, ed è geniale (tra Monty Python e Little Britain, tv, anni ’90). Ma se non vi va di vederlo tutto, prendete il minuto 1.05 dove spiega come funziona il processo conoscitivo nella donna Scientifico, accurato, onesto – per quanto mi riguarda. Da postare sui blog femministi, per rovinarsi la giornata.

  12. incredibile!
    c’è la finestra!
    io non ho fatto niente!
    qui c’è lo zampino di davide. VOLETE FARMI IMPAZZIRE???

  13. I Monty sono sempre i Monty (citati in epigrafe persino nel libro serioso di cui parlo nel post di oggi! – la loro ironia sfrenata sull’ Impero, si dice, è un esempio postumo di quell’ atteggiamento mentale che ha reso l’ impero britannico migliore di molti altri).

    Geniale anche la soluzione del problema video: basta non approfondire e si risolve da sè.

    1. basta non approfondire
      esatto! come faccio io. D’altra parte, a mio parziale discarico, direi che approfondisco alcune cose, piccole in genere, facendole e studiando me e gli altri quando anche loro le fanno. Poi mi ci vorrebbe un teorico che passo passo formula e aggiorna la teoria. Ma Vallauri sta preparando la terza serie di Castelli, conto su di lui

      1. Tu non sai quanto è preziosa al giorno d’ oggi l’ arte di far decantare il 99% delle rogne per concentrarsi sull’ 1%!

        Ecco, tanto per tornare in tema, i giornali in questo non ti aiutano di certo.

  14. Non ho capito Bronko. Vuoi ke scriva qualcosa sul film o sul cinema? No, perchè sul film potrebbe (al limite) anke essere interessante, mentre sul cinema scivolerei inesorabilmente su una parte della mia vita ke sicuramente nn frega a nessuno.

    bello il video di diana, da girare subito alla ns innominabile amica (!?)

  15. PS La Rampini stamane è stata piuttosto insipida, secondo me il suo peggio lo deve ancora dare. Dell’Arti settimana scorsa ad un certo punto ha fatto delle belle litigate con gli interlocutori, altro che lisciare le penne.
    Credo che siamo in una fase molto delicata della storia democratica italiana. Io comincio a temere che si stiano seminando le premesse per un nuovo ventennio che, si noti bene, sarà guidato dagli attuali paladini dell’antipolitica. Com’è sempre accaduto, quando la classe dirigente arriva a livelli intollerabili di corruzione, prima o poi qualche tribuno popolare guida gli assalti a forni per poi improvvisarsi imperatore del risanamento dei costumi.
    Io capisco che i giornalisti più illuminati (ce n’è?) siano costretti a barcamenarsi tra la critica alla corruzione della politica e quella al nulla intellettuale che fa da sfondo all’antipolitica sinistrorsa cui fa capo il 90% delle telefonate degli ascoltatori. Sinceramente non vorrei proprio essere nei panni di quei poveri giornalisti.

  16. Che delusione la Rampini. Spero stia solo scaldando i motori e che presto possa finalmente dare il peggio. Le litigate di Dell’ Arti me le sono perse. Ma ho assistito al 20% della sua performance settimanale.

    [… forse hai ragione, forse presto qualcuno ci “detterà la linea”… spero che non sia Grillo e spero che sia straniero…]

    Vlad, veramente mi riferivo al film, ma dopo le pulci nell’ orecchio che ci hai messo, a questo punto vogliamo sapere TUTTO!

  17. Sono andato a farmi qualche ricerca su questo giornalista, ecco cos’ho trovato. Frattanto, vedo che anche Repubblica non ha resistito ed ha pubblicato la “notizia”, anche se limitandosi ad una foto ed a un titolo.

  18. Ho letto cosa si dice del giornalista in questione, nel blog linkato, dove però leggo:
    …per non parlare di quelli di Simona Marchetti che taciamo per pietà…

    uhm, prima di scagliare la prima pietra, però, dovrebbero pagarsi un correttore di bozze…

  19. Diana, ok, questa Fulvia Leopardi non ho idea di chi sia ma, come dice lei stessa, scrive su fulvialeopardi.it. Non sul Corriere della Sera. Quell’articolo supera in demenzialità l’originale del Sun da cui è stato scopiazzato. Per fortuna hanno dato modo ai lettori di commentare sotto, e c’è chi ha risposto al Burchia per le rime, ma chi li legge i commenti? Sarei curioso di sapere se l’articolo è apparso sulla versione cartacea del corrierone. Fossi Mr. Ryan una causa multimilionaria al Corriere non me la risparmierei di certo.

  20. Internet ha molti pregi, ma uno in particolare: abbiamo scoperto che molti inviati scopiazzano qua e là dalla stampa estera. Ci hanno lasciato le penne anche giornalisti (ex) rispettabili come Zucconi. Mitici i suoi pensierosi paginoni fotocopiati nientemeno che da WP e NYT. Poverino, appartiene a un’ altra generazione. Ha vissuto il “cavallo” di secolo sentendosi ancora come l’ inviato sulla luna chiamato a informare l’ inconsapevole terrestre.

    1. L’hai fotografato, Zucconi. Pensa che siamo tutti scemi.
      davide: chi li legge i commenti? Io. Sempre. Sempre e con passione, perché tra i commentatori c’è sempre qualche mente brillante, mentre tra le firme dei giornali…

  21. Avrà anche “iniziato bene”, ma poi l’ Antonella Rampino, per la gioia di chi ama il genere “giornalismo demenziale” è uscita in tutto il suo splendore e anche questa settimana ha mangiato la cacca in pubblico proprio come la nostra adorata Divine.
    A volte poi mi chiedo se certe cose che fanno trasecolare le senta solo io. Per fortuna sembra di no:

    Il pessimo giornalismo “alla Rampino” è lo specchio dei nostri tempi
    Forse mai, nella storia della trasmissione radiofonica ‘Prima pagina’, si era sentito un conduttore più fazioso di Antonella Rampino, giornalista de ‘La Stampa’, che ci ha intrattenuto, con la sua lettura dei quotidiani e i commenti alle domande dei radioascoltatori, dal 24 al 30 ottobre. Nessuna meraviglia che una autentica ‘mens totalitaria’ come la sua scriva sul quotidiano dei ‘padroni’ per antonomasia.
    I lettori di Luigi Einaudi sanno bene, infatti, che il vero conflitto sociale non è quello che oppone la classe operaia a quella imprenditoriale ma quello che oppone il ‘sezionalismo’ del blocco sociale vincente al resto della popolazione attiva. Sezionalismo significa, in sostanza, che le aziende decotte salvano profitti e salari scaricandoli sui contribuenti, in nome (oggi) della ‘economia sociale di mercato’. La Fiat di Marchionne non è più quella di Montezemolo ma i giornali hanno (e per fortuna) una loro autonomia e non cambiano linea dall’oggi al domani—se ‘La Stampa’ lo facesse, sarebbe senz’altro un guadagno per la cultura liberale in Italia, ma questo è un altro discorso. Tornando alla Rampino la sua formazione etico-politica, il suo approccio ai grandi temi della politica e dell’economia nel nostro paese, il suo ‘stile di pensiero’ (chiamiamolo così) mal si distinguono da quelli dei giornalisti di ‘Liberazione’, ‘Il Manifesto’, ‘Repubblica’ etc. Non siamo neppure sul piano delle ‘due campane’ e quando le opinioni di chi la pensa diversamente vengono riportate (purtroppo non se ne può fare a meno, anche se si tratta delle opinioni di politici impresentabili..) non manca il companatico di ironia e di discredito. Insomma un pessimo esempio di giornalismo, segno inequivocabile dei tempi tristi che stiamo vivendo.
    Congedandosi dai radioascoltatori, la Rampino li ha ringraziati per le numerose attestazioni di stima che ne ha ricevuto ma ha anche tratto pretesto da qualche email critico nei suoi confronti per sottolineare che la sua professionalità le ha imposto, in questa trasmissione come nella sua attività giornalistica in generale, di ‘attenersi ai fatti’. Evidentemente non deve aver mai letto la pagina di Max Weber in cui il più grande scienziato politico del secolo scorso metteva in guardia < il vero maestro> (ma la regola aurea si può estendere al ) dal sospingere i suoi allievi, .De minimis non curat praetor e non varrebbe la pena di occuparsi della Rampino se non ci trovassimo dinanzi all’ennesimo esempio dei guasti provocati dall’ ovvero da quel modo di intendere la funzione della cultura e della scienza che ne fa docili ancelle al servizio delle ‘cause buone’. Per la giornalista de ‘La Stampa’, che Berlusconi, il centro-destra, il ‘liberismo selvaggio’ etc. siano forze a difesa della reazione, intese ad azzerare le conquiste del movimento operaio e dello ‘stato sociale’, son cose che possono negare soltanto quanti sono in malafede. La ‘verità’ va detta a voce alta e se qualcuno sostiene che in etica, come in politica, ma solo opinioni e congetture a confronto, che si trovano tutte sullo stesso piano e sulle quali dovranno pronunciarsi gli lettori con il loro voto, quel ‘qualcuno’ con ogni probabilità si trova sul libro paga di Fedele Confalonieri.
    Sto esagerando? Per nulla. Nell’ultima puntata della trasmissione da lei condotta, la Rampino, parlando di Matteo Renzi, di questo ambiguo individuo che rischia di scompaginare la sinistra (ma in realtà, è più pericoloso per la destra, giacché sono non pochi gli elettori delusi del PDL che guardano a lui come a un possibile ‘salvatore della patria’), non ha resistito alla tentazione di giudicare del tutto inconsistenti i suoi programmi e le sue strategie— beninteso — e, a conclusione della sua analisi pacata e oggettiva, lo ha definito un ‘manager di Pubblitalia’. Forse non sarebbe servito a nulla farle rilevare che le ragioni degli anti-renziani possono essere ben fondate argomentate ma che la visibilità conquistata da Renzi pur significa qualcosa e viene incontro a bisogni e a insofferenze che vanno registrate e demonizzate. So bene che le mie sono parole al vento che vengono da un mondo che non esiste più: un mondo in cui, prima ancora che ‘prendere posizione’ a favore dell’una o dell’altra parte, si richiedeva l’impegno a ‘capire le posizioni dell’una o dell’altra parte’. La Rampino non ha nulla da temere, però: la sua ‘linea culturale’(!) è vincente in tutti gli ambiti del sapere e della ‘Repubblica delle Lettere’. La stragrande maggioranza dei giuristi, dei filosofi politici e persino degli economisti la pensa come lei: quanti si dedicano al lavoro intellettuale come professione sono guerrieri che combattono ossia con la penna e non con la spada.
    Se la destra in Italia cominciasse a occuparsi di ‘cultura’ (prendendo atto della strategia togliattiana volta a conquistare la società civile non attraverso le banche e gli enti parastatali ma attraverso le redazioni, le università, le case editrici), probabilmente presenterebbe una versione rovesciata del rampino-pensiero, in nome di ‘evidenze’ diverse ma sempre col sottinteso che ci sono verità che solo gli sciocchi e i prezzolati si rifiutano di riconoscere. A riprova della superiorità della ‘civiltà liberale’ sulle altre (di destra, di sinistra, cattoliche, marxiste etc.) c’è, sicuramente, lo stretto legame tra ‘lo spirito della scienza moderna’ e le istituzioni della libertà.

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