Lezioni dalla Scandinavia

Vista la vulgata, a molti suoneranno quantomeno inattese:

The scandinavian economies have performed strongly over the past 15 years, leading many to believe that the nordic model defies economic theory – which suggests that bigger government means lower growth and/or a lower level of income.

This report shows that one of the primary reasons for the recent strong performance of the scandinavian economies has been a retreat of government – in terms of public spending, taxation and product market regulation.

Over the 15 years prior to the 2008 great recession public spending fell by more than 20 percentage points of gDP in sweden.The smallest fall in the share of public spending in gDP was in Denmark, where it still managed to fall by 10 percentage points. These are stunning figures.

The reductions in public spending suggest the private sector was being crowded-in, thereby raising productivity and output growth. The scandinavian economies still record the highest tax burdens in the oECD, as a proportion of gDP. However, the introduction of lower actual tax rates – the marginal rate – over recent decades has surely boosted the supply-side of these economies.

Lisa Evansgg

Dicendo che certo “liberismo selvaggio” alla svedese spaventa persino gli inglesi ho detto tutto:

British voters have no stomach for the savage inequalities of Swedish-style laissez-faire.  They won’t tolerate public money going to for-profit schools or health care.  Instead, Cameron has signed on to increasing the top rate of income taxes from 40% to 50%.  Eliminate inheritance taxes?  I don’t think so.  Follow Denmark in privatizing firefighting?  Don’t make me laugh.  The British public likes big government, and they are going to get it.

Ci immaginiamo gli scandinavi come iper-tassatori, ma, almeno per i carichi fiscali aziendali guardate (p.31) dove stanno in classifica Danimarca (29%), Svezia (54%). E poi guardate l’ Italia buona ultima (68%). Risultato:

italygdp

Ricordiamoci sempre che la Svezia primi novanta era un paese fallito.

La lezione che traggo è questa: deregolamentare e tagliare sia tasse che spesa, ecco la via; ma occorre anche una cultura adeguata. In altri termini: occorre tagliare molto e in modo convinto dando l’ idea di inaugurare un trend. Il “trend” conta anche più del “livello”.

12 pensieri su “Lezioni dalla Scandinavia”

  1. sì, mi ricordo che avevi postato anche un video in cui un economista (forse scandinavo) spiegava proprio come questo ritiriarsi dello stato avesse favorito la crescita. E poi avevi avuto alcuno scambi col papà-stefano, italiano in Svezia, sulle privatizzazioni (strade, eccetera…), sul blog di LL.

  2. Nello scorse weekend ero a Copenhagen, ospite del signore che ha scritto questo libro (al momento si trova a Miami per discutere la pubblicazione di un nuovo libro). Dopo una cena in cui ci siamo gustati un ottimo barolo del 1997, abbiamo un po’ chiacchierato di economia. Io ero esterrefatto quando mi proponeva la sua ricetta per risolvere i problemi economici dell’Europa (era molto preoccupato dell’impatto della crisi greca sull’euro, e della situazione del rapporto tra debito pubblico e crescita del PIL in Italia, ma sosteneva che la situazione fosse critica in generale, Danimarca inclusa). Beh, la sua ricetta era questa: alzare le tasse. Ma come! Io ero sorpreso dai prezzi in Danimarca, ma quando ho visto che l’IVA sugli scontrini era al 25% (per tutto, incluso il pane!) la sorpresa è passata presto. Ma si sa, là bastonano sull’IRPEF e sull’IVA, ma (se ho capito bene) le tasse sul reddito di impresa sono solo al 25%. E’ chiaro che in una simile situazione, prima di raggiungere la pressione fiscale nostrana ce n’è di spazio!
    E c’è anche da dire che, nella mia limitata esperienza, per avere il tenore di vita danese (servizi, orario di lavoro, offerta culturale) sarei io stesso disposto a pagare più tasse.

    Ancora stamane ha chiamato a Primapagina un “elettore PD ad elevato reddito” che sosteneva che lui (“a patto che si facciano le riforme e blah blah”) sarebbe disposto a pagare più tasse per auitare il Paese in crisi. Io credo che l’idea di pagare più tasse di così è demenziale. Sarebbe idealmente accettabile farlo per un periodo limitato e solo sui privati (in questo caso sì con delle condizioni: riforme, eliminazione di sprechi e privilegi, riduzione del debito pubblico). Ma sappiamo come, per quanto riguarda le tasse, il provvisorio in Italia diventa sempre definitivo.

    La campagna del “popolo dei coglioni” sulla necessità di riprisitinare tasse inique come l’ICI e la tassa di successione, oltre al loro coretto che invoca una “patrimoniale” (senza sapere forse cosa sia), purtroppo mina molto la credibilità dell’intelligenza di elettori ed eletti che si accingono a sostituire il governo B. Temo molto che passeremo dalla padella alla brace. Anzi, più che brace alle fiamme. Speriamo che Monti sia illuminato, sinceramente non so cosa pensare di questa parentesi tecnica.

  3. Diana, questo genere di questioni richiede di accumulare fonti sempre varie. Il rapporto che linko mi sembra ben fatto. E poi la Svezia è un caso da seguire, anche perché era uno “stato fallito” – un po’ come noi – solo pochi anni fa.

    Davide, ho temuto per un attimo che il link fosse a un libro di macroeconomia.

    Non so a che tipo di “problemi2 si riferisse il tuo amico, di certo è che nella storia economica non si registra un solo caso di ripresa tax-driven. Riesce difficile anche solo pensarlo, tant’ è che nessuno nello spettro politico propone nulla del genere.

    A sinistra, al limite, si propone più spesa pubblica (ma a debito). La paralisi della sinistra nostrana sta proprio nel fatto che la “loro” sua soluzione canonica è palesemente impraticabile in questo contesto.

    Diverso sarebbe il discorso di tirar fuori qualcosa una tantum per tappare la falla. Ma a noi si chiede di “crescere” mica si chiede di “pagare il debito” (la Spagna ha un debito dimezzato rispetto al nostro e non sta molto meglio).

    Altri si propongono di spostare il carico fiscale da qui a lì: cosa giusta, ma le vere riforme fiscali sono ben altre e richiedono la scure.

    Nella storia dei paesi le tasse non aumentano la ricchezza ma aumentano quando aumenta la ricchezza, magari, secondo un’ interpretazione caritatevole, al fine i ridistribuirla più equamente.

    Limitandosi alla mera efficienza, ci sono poi i calcoli dei “teorici”. Alcuni stimano la tassazione ottimale al 10%, come quella di inizio secolo [ For instance, the evidence led Mr. Niskanen to believe, like Milton Friedman, that the optimal level of government spending as a percentage of gross domestic product was probably about 10 percent], altri si spingono al 20-30% (anni 50-60). Poniamoci pure a metà strada, ma non oltre. E superati i 10 si tiene conto anche dei trasferimenti ai bisognosi.

    Quello che mi preme è comunque segnalare l’ importanza del “trend”: abbassare tasse e spesa “controvoglia”, facendo capire che il prossimo governo “rimetterà le cose a posto”, vale a ben poco. Se siamo nella merda è soprattutto perché la cultura conta e la cultura non si istituisce per decreto. Anche nei tinelli delle casalinghe alligna una cultura da centro sociale che considera il ricco un ladrone e uno sfruttatore a priori. E i cattolici hanno fatto troppo poco e male su questo punto (correre subito in edicola a comprare il libricino oggi allegato al corriere del reietto libertario don sturzo, unica eccezione!)

    Su quelli che “trovano giusto” pagare più tasse ho già commentato in generale qui (i link in tema di generosità affrontano proprio il caso specifico di Buffett). 

    L’ Italia ormai sembrerebbe fallita, non ci sono medicine ora, bisognava pensarci prima (ci fosse la fed stamperebbe moneta ma la bce non è autorizzata, i tedeschi non vogliono pagare il nostro conto svalutando la loro moneta quando per loro non è necessario). Si riparta umilmente con la ricetta europea della lettera Draghi: taglio tasse, spesa, regole, dipendenti pubblici e stipendi pubblici, privatizzazioni, flessibilità in uscita. Quanto al bagno di sangue circa il chi paga il fallimento, non so neanch’ io cosa succederà. Se i risparmiatori tremano ne hanno tutte le ragioni, così come le imprese in cerca di finanziamenti e rinnovi.

  4. Tyler Cowen sull’ Italia: nel breve l’ austerità fiscale puo’ essere dannosa:

    In the short run, what the country needs is more revenue, relative to expenditure.  If you cut the government expenditures, in the short run revenues go down, including tax revenues.  Maybe you substitute in some private sector outputs for public sector outputs and furthermore maybe those private sector outputs bring higher utility to the citizenry.  But they don’t bring higher revenue, not in the short run.

    The financial crisis, now exacerbated by a revenue shortage, destroys the economy before the potential gains from the expenditure-switching have a chance to kick in.  Furthermore, if the broader economy is dysfunctional, the gains from expenditure-switching to the private sector may not show up even in the medium run.  Growth-enhancing reforms can take many years to pay off, as we see from the histories of New Zealand, Chile, or the ex-communist countries.  Yet even the Italian two-year note shows default risk, yielding twice as much or more as the American 30-year bond.

    That said, more government spending probably won’t work either, unless you think that spending is extremely effective in targeting unemployed resources, which in Italy I believe it is not.  Neither contractionary nor expansionary fiscal policy will succeed.

    The only answer, if that is the right word, is a central bank (ndr: qualcuno che stampi i soldi).  Right now central banks need to be doing everything they can to avoid a second Great Depression.  I talk to many smart people, and I am continually surprised how many of them do not realize the urgency of the current situation.

    Ce n’ è abbastanza per avere un attacco di claustrofobia visto che noi NON ABBIAMO E NON AVREMO una banca centrale, a meno di rinunciare all’ euro. Quindi? Great Depression?

    Come ci si sgancia dall’ euro? Le scommesse sono aperte, con tanto di premi in palio!

    E poi, ve lo vedete il varesino Monti alle prese con una mossa con cui rinnega tutta la sua vita precedente.

    n.b. per i non addetti ai lavori: ormai grazie a studi esemplari entrati nella storia dell’ economia sappiamo praticamente con certezza chi fu il principale responsabile della Grande Depressione USA: la fed non “stampò moneta2 al momento opportuno.

  5. Senza nessuna pretesa di competenza (chiacchiere da bar sport), ho sempre pensato che la tanto sbandierata “entrata nell’euro” dell’Italia ad opera di Prodi sia stata pagata salatissima dagli italiani attraverso il cambio aritificiale a 1,937. Con questa astuta mossa, di fatto si è ipersvalutata la lira, riducendo la portata sostanziale del debito pubblico. L’economia reale, arrancando, è stata dietro al raddoppio dei costi attraverso il raddoppio dei prezzi. I salari sono saliti molto, molto più lentamente, e ancora oggi non hanno raggiunto il livello di potere d’acquisto preeuro.

    Questo è il modo in cui siamo entrati nell’euro, sopperendo al sistema precedente di svalutare la lira attraverso le iniezioni di liquidità grazie alla zecca di stato, che in pratica facevano la stessa cosa, ma diluendola e scaglionandola molto più morbidamente. Alla lunga, le svalutazioni perenni ci hanno portato alla lira misurata in milioni, che faceva ridere il mondo, ma agevolava le esportazioni.

    Ora però, dopo il giochino di Prodi, le svalutazioni non sono più così semplici. Come dicevi sopra, se la BCE stampasse alla leggera, i tedeschi si incavolerebbero abbastanza. E giustamente (perché dovrebbero pagare loro per le nostre magagne?).

    Uscire oggi dall’euro credo che sarebbe per noi una follia (anche se temo che presto ci cacceranno fuori a calci). Non so se la gente sopravviverebbe ad un’ennesima svalutazione, perdendo ancora potere d’acquisto. E ogni perdita di potere d’acquisto nell’immediato si trasforma in perdita di PIL, quindi in crescita negativa, quindi debito pubblico sempre più caro, in quella che si chiama comunemente “spirale perversa”.

    No, per me la strada da seguire è una sola. Mazzate su mazzate: taglio di pubblico impiego, taglio delle pensioni (e non solo dell’età pensionabile), riduzione di altre forme di welfare (in particolare della cassa integrazione). Lo stato deve costare meno. Quelli che hanno approfittato di più delle vacche grasse sono i pensionati di oggi e gli statali. E’ lì che secondo me bisogna attingere. Purtroppo questo comporterebbe sommosse di piazza, sindacati in assetto di guerra, giornalisti con il coltello tra i denti. Per questo, dovrebbero essere governi di sinistra a farlo, limitando questo tipo di ripercussioni. Temo che sia il prezzo da pagare.

    Può darsi che queste mie elucubrazioni siano fantaeconomia, me le sono elaborate da me. Lo spero vivamente. Forse farei meglio ad occuparmi di musica…

  6. Penso che l’ abc in fondo possa essere compreso anche al bar sport: entrare nell’ Europa è stato come legarsi le mani.

    “Legarsi le mani” è un modo per diventare “affidabili” e quindi contrarre debiti a buon prezzo (e infatti in questi anni gli interessi sul debito sono crollati). Che bello!

    [… certo, a questo punto bisognerebbe chiedersi cosa è stato fatto con tutte le risorse risparmiate sugli interessi… te lo dico io: spese… non so dove, ovunque, nella scuola, negli ospedali, nella politica… non certo per abbassare il debito e/o le tasse… possiamo pure dire “dilapidate”]

    “Legarsi le mani” è come “tagliarsi i ponti alle spalle”. I generali avanzano con le loro truppe “tagliandosi i ponti alle spalle” per far capire che fanno sul serio.

    E’ una buona tattica, perché dando garanzie di serietà riscuoti la fiducia altrui. Nel caso dei ponti segati, invece, terrorizzi il nemico.

    La domanda è: ce la possiamo permettere la “reputazione” di paese affidabile? Perché se fingi e non te la puoi permettere finisci nelle canne.

    Il generale che ha tagliato i ponti alle spalle, per esempio, non puo’ più scappare e nel caso non fosse quel duro che dà l’ impressione di essere, nel caso cioè venga preso da un attacco di panico manda tutti a morte certa.

    Lo stesso dicasi per chi si è legato le mani (rinunciando a una banca centrale salvatrice di ultima istanza).

    La cresta sull’ euro non è uno snodo cruciale (dipende da mercati poco concorrenziali, pazienza, chi ha dato ha dato chi ha avuto ha avuto, è un affare tra italiani, alcuni ci hanno smenato altri ci hanno guadagnato).

    Per quanto detto concluderei che adottare l’ euro, in sé, non è né una sciagura né un toccasana. Dipende.

    Così come non è né una sciagura né un toccasana tagliarsi i ponti alle spalle. O meglio, è una sciagura se lo fa un generale poco serio che cade facilmente nella tentazione della fuga. E’ un toccasana se lo fa un generale determinato ad andare fino in fondo.

    l’ euroscettico è uno che dice: guardate che non possiamo permetterci una reputazione del genere.

    L’ Italia ora è nelle canne: o svaluta o taglia. Bisognerebbe fare entrambe le cose ma svalutare non si puo’ perché ci siamo legati le mani; tagliare ha le sue controindicazioni perchè, almeno nel breve, deprime pur sempre l’ economia e quindi abbassa le entrate tributarie in un circolo vizioso da cui ci vuole un certo tempo per uscire più vigorosi di pria. Intanto i debiti scadono e bisogna rinnovarli a interessi stratosferici se troviamo un cane che sottoscriva.

    Morale: senza una banca centrale che aiuti la ripresa svalutando e magari anche creando un po’ d’ inflazione non vedo una chiara via d’ uscita. Cominciano a capirlo in tanti, persino alla BCE, ma il guaio è che la BCE ha un mandato istituzionale da cui non puo’ derogare, Draghi o non Draghi.

    Certo, poi qualcosa bisogna fare e la lettera della BCE offre il programma migliore, ma senza una banca sarà sufficiente? Probabilmente no.

    Come facevo notare il caso è talmente disperato che c’ è chi propone di astenersi dal somministrare qualsiasi medicina: siamo pieni di gente che non vede l’ ora di scambiare la cura con la malattia allontanando ancor di più la cultura liberale dal nostro paese. Tra indignados ecc., come dargli torto!

    ***

    Ci sono tre persone: il serio, il poco serio e il finto serio. E’ il terzo quello che combina i guai più grossi.

    Si potrebbe anche illustrare la faccenda sospendendo i giudizi morali e dicendo più semplicemente che siamo una squadra di serie B che pretende di fare i campionati in serie A.

    Vorrei anche dire che tra noi e i virtuosissimi tedeschi non c’ è poi questo grande abisso (coi francesi poi siamo quasi alla pari). Solo che, essendo l’ anello debole, tutti gli “attacchi” si concentrano su di noi.

     

  7. stemperiamo con una barzellettina tratta da phastidio. com (a proposito di “finti seri”):

    Alcuni anni addietro un piccolo villaggio rurale in Spagna si gemellò con un piccolo centro greco. Il sindaco del villaggio greco visitò il villaggio spagnolo. Osservando il palazzo dove il sindaco spagnolo viveva, si chiese come egli potesse permettersi una simile abitazione. Lo spagnolo rispose: “Vedi quel ponte laggiù? L’Unione europea ci ha dato un contributo per costruire un ponte stradale a quattro corsie, ma costruendo un ponte a singola corsia con i semafori ad ogni estremità, si è potuta costruire questa casa.

    L’anno seguente lo spagnolo visitò il villaggio greco. Fu semplicemente stupefatto dall’abitazione del sindaco greco: rubinetti d’oro, pavimenti in marmo, stupenda. Quando domandò come fosse possibile permettersi ciò, il greco rispose: “Vedi quel ponte laggiù?”

    Lo spagnolo rispose: “No”.

  8. Fortunatamente la rete consente di frequentare anche i bar dei Nobel: Barry Eichengreen sulla mezzanotte europea (la musica è sempre quella):

    If Merkel and Sarkozy are serious about preserving the euro, they will have to repair the damage caused by their reckless remarks. They should acknowledge that the only entity with the capacity to stabilize the situation is the European Central Bank. And they must give the ECB the political cover that it needs to do what is required to preserve the system.

    Specifically, the ECB must do much more to support economic growth. Its decision to cut rates by 25 basis points at the first policy meeting under its new president, Mario Draghi, is the one ray of light in an otherwise darkening sky.

    More controversially, the ECB needs to increase its purchases of Italian bonds (ndr: equivale a stampare moneta). Unless yields on those bonds fall to German levels, there is no way that Italy’s debt arithmetic can be made to add up. But Draghi has indicated that he is reluctant to see the ECB become a lender to governments.

    Italy needs time to put its pro-growth reforms in place. Not providing that time would sound the death knell for the euro.

    n.b. gli USA hanno la fed che stampa moneta e nessuna scommette sul loro fallimento. Certo, quando la fed interviene la California potrebbe lamentarsi perché paga per l’ Alabama, è così, anche se non viene detto. Da una vita il Lombardo paga per il Calabrese, lo sappiamo, ma è considerato “cafone” ricordarlo. Se vogliamo l’ Europa unita, il tedesco paghi per l’ italiano. Non suona molto corretto ma l’ unità politica è fondamentalmente questo.

    1. In effetti, mi rendo conto che la mia proposta di bastonare potrebbe innescare una spirale ancora più depressiva di quello che è già. Il problema è, come dicevi sopra, che senza bastonare è inevitabile: appena arriva una boccata di ossigeno, riparte lo sperpero.

      Condivido Barry: tutto mi aspettavo salvo che Draghi abbassasse il tasso di sconto! E’ stato grande. Avevo letto la notizia un po’ in ritardo, domenica, sul Telegraph in aereo (era in prima pagina, è stato così anche da noi?), e non mancavano accenti piacevolmente sorpresi anche lì.

  9. Quel giorno le borse volavano e subito ci siamo messi a parlare non so più se di Ruby o di calciopoli. Ecco un altro problema: per lavorare con la giusta lena abbiamo bisogno di un baratro vicinissimo.
    Intanto stasera Crook scrive:

    the only sane choice is to accept the logic of the currency union they created and the obligations that go with it… In the immediate term, it means one thing above all. The European Central Bank must be granted whatever powers it may need to underwrite public debts across the EU.:

    Commento di kling:

    Not exactly the outcome that the Germans are looking for

  10. Gramellini, è tra coloro che non sopporto ma mi crea problemi dirlo.

    La stessa cosa per Merlo.

    Il fatto è che prima mi piaceva leggere entrambi, ma da quando hanno indossato la casacca…

    A questo punto ho dei dubbi: non mi piacciono loro o non mi piace la casacca? Riesco a distinguere le cose?

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