Wittgenstein e Francesco d’ Assisi

Il mondo è fatto a scale, c’ è chi scende e c’ è chi sale.

E poi c’ è anche chi si dedica alla “misurazione” di tutto questo andirivieni. Per farlo usa i cosiddetti indici della “mobilità sociale” (MS).

mobilità

Quello di MS è un concetto che gode di buona stampa, non appena la sua presenza viene acclarata si tira tutti un sospiro di sollievo: evviva, siamo una società dinamica!

Sarà che in generale  lo si pensa legato alla “meritocrazia“: in una società ad elevata MS puoi “emergere”. Il self made man, per fare un esempio, non potrebbe esistere in assenza di MS.

D’ altro canto, l’ ereditiera che s’ impigrisce pagherebbe cari i suoi ozi se solo abitasse  uno stato ad elevata MS.

In nome della MS, e quindi del merito, siamo disposti a tollerare anche forti diseguaglianze.

Un buon indicatore della MS è fornito dal collegamento tra la posizione sociale del genitore e quella del figlio. La posizione sociale, poi, è approssimata da diverse variabili: c’ è chi considera il reddito, chi considera l’ istruzione, chi considera la professione esercitata e chi considera un mix di tutto cio’.

Quanto più la posizione sociale del figlio è scollegata da quella del padre, tanto più alta sarà la MS.

Le misure convenzionali ci dicono che la MS del mondo moderno è piuttosto elevata, più che in passato. Non sono in molti a sorprendersi, il dinamismo è una peculiarità del nostro tempo.

Inoltre, ci dicono che non risulta collegata alle diseguaglianze, semmai è vero il contrario: ci sono società egalitarie – come quelle scandinave – che vantano un’ elevata MS. Quest’ ultima notizia è già più sorprendente visto che di solito pensiamo agli USA – simbolo di tutte le diseguaglianze – come al paese delle opportunità (oltre che delle diseguaglianza). Il mitico “sogno americano”.

Ad un esame più attento ci si accorge però che non tutta la MS catturata dagli indicatori convenzionali è “buona”, ovvero in grado di riflettere il tasso di meritocrazia presente nella società. Ci sono diverse lacune che andrebbero colmate.

Prima falla. Facciamo un esempio: se Pinco Palla vince alla lotteria il suo reddito esplode e si scollega da quello del genitore. La MS cresce. Dobbiamo dunque moltiplicare le lotterie per ambire ad una società dinamica?

Ovviamente no. Questo genere di MS non ci dice nulla circa la bontà delle istituzioni.

Seconda falla. Facciamo un altro esempio: Francesco d’ Assisi fece una scelta di povertà scollegando così il suo patrimonio da quello del genitore. Dobbiamo dunque incentivare la “scelta francescana” per dare una scossa e rimescolare i redditi?

Con tutta l’ ammirazione che possiamo nutrire per la “scelta francescana”, sembra improbabile che possa essere presa a modello per una politica economica che dia slancio alla società.

Pinco Palla e Francesco contribuiscono ad accrescere la MS ma la loro storia non ha niente a che vedere con quella del “self made man” da premiare o con quella della pigra ereditiera da punire.

Non sarebbe allora meglio che gli indicatori della MS tenessero conto di queste falle?

Terza falla. A falsare gli indicatori contribuiscono altre storie legate al trade-off tra ricchezza e scelte di vita. Esempio: se sono nato in una famiglia benestante potrei dedicarmi con maggiore assiduità alle mie passioni personali, per esempio all’ arte, la necessità di procacciarmi un reddito non mi perseguita.

Prendiamo la storia di Ludwig Wittgenstein: aveva il pallino della filosofia e potette coltivarlo assiduamente anche grazie al fatto di essere nato in una famiglia ricca. La filosofia, l’ insegnamento nelle scuole, la pubblicazione di saggi non sono forse il massimo per monetizzare i propri talenti, ma grazie alle sue condizioni di partenza, Wittgenstein pagò senza problemi il prezzo relativo ad una scelta dettata dalla passione. Altri, forse, non avrebbero potuto permetterselo.

Se noi misuriamo MS in termini di reddito, il caso Wittgenstein farebbe registrare una forte mobilità verso il basso riflettendo una scelta personale più che le reali capacità del soggetto. Anche in questo caso assistiamo ad un divorzio tra meritocrazia e MS.

Come possiamo ripristinare degli indicatori di MS in grado di neutralizzare gli elementi casuali (prima e seconda falla) nonché le scelte personali un po’ bizzarre (terza falla)?

Non è poi così difficile, basta raggruppare i soggetti: nel gruppo le casualità e le bizzarrie si elidono.

In altri termini, basta considerare le famiglie anziché i singoli.

Pinco Palla ha vinto la lotteria, ma non penso che la stessa fortuna sia toccata al fratello.

San Francesco fece quello che fece ma non penso che il suo destino eccezionale sia toccato in sorte anche ai suoi congiunti. Per lo meno non a tutti.

Wittgenstein si disinteressò degli affari di famiglia per concentrarsi meglio sui “giochi linguistici”, ma probabilmente quel patrimonio fu preso in carico e fatto fruttare da altri familiari.

Un modo per studiare le famiglie consiste nello studiare la sorte dei cognomi.

Il cognome, oltre a “raggruppare”, consente di andare molto indietro nel tempo visto che se ne tiene traccia da sempre nei vari registri. L’ analisi sul “lungo periodo” è un ulteriore vantaggio offerto dallo studio dei cognomi. Il lungo periodo – al pari del raggruppamento – contribuisce ad “appiattire” caso e bizzarrie.

Misurando gli alti e bassi (reddito, istruzione, professione, ruoli di responsabilità…) di un cognome in un certo luogo possiamo avere un’ idea della MS in quel paese. Ma di di una MS finalmente attendibile e libera dalle tre fallacie sopra descritte.

Dagli studi sui cognomi il modello che emerge nella storia è molto semplice e abbastanza sconcertante: la MS è un parametro poco soggetto a variazioni di rilievo nel tempo e nello spazio.

I corollari sono sorprendenti, faccio alcuni esempi.

– La MS non sembra dunque dipendere dal grado di eguaglianza veicolato dalle istituzioni (ma questo lo dicevano anche le misure convenzionali).

– La MS non sembra aumentata molto nel tempo, non è dunque una caratteristica della modernità.

– L’ avvento della pubblica istruzione sembra non aver scalfito la MS.

– Il welfare, anche quello degli stati più generosi, non sembra incidere su MS.

– Le politiche meritocratiche mantengono comunque stabile MS di un paese.

– Le politiche di emancipazione femminile non hanno favorito la MS verso l’ alto della donna.

– Le cosiddette “politiche delle pari opportunità“, già problematiche da un punto di vista teorico, non sembrano comunque sortire effetti pratici, almeno in termini di MS.

Da un lato l’ uomo di sinistra puo’ essere contento: le diseguaglianze appaiano tutt’ altro che un male necessario (*).

Dall’ altro, nemmeno l’ uomo di destra si lamenta: i vari sforzi di ingegneria sociale prodotti nella storia per appianare le diseguaglianze si sono rivelati per lo più vani.

L’ economista, dal canto suo, è piuttosto sconcertato da quanto poco in questo campo possa un apparato di incentivi ben costruiti.

Forse l’ unico a non sorprendersi troppo è il genetista, un tipo antipatico che sghignazza vedendo la faccia perplessa degli altri “esperti”.

Chi vuole approfondire questi temi puo’ leggere l’ ultima fatica di Gregory Clark: The Son Also Rises

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(*) Questa osservazione andrebbe attenuata. Puo’ darsi che senza diseguaglianze, e quindi senza incentivi, tutti s’ impegnerebbero meno mantenendo sì immutata la MS ma diminuendo la ricchezza complessiva prodotta nel paese sotto osservazione.

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