Posso dire che l’ambientalismo è una bufala o si offende qualcuno?

Perché?

Forse perché la temperatura del pianeta non si stia alzando?

Forse perché su questo trend le attività umane non incidano in alcun modo?

No, per altri motivi facili da capire se solo si fa la conoscenza dell’ “Ambientalista Standard” (AS). Una personalità a dir poco illuminante.

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Dio è morto e la persona che più ne ha risentito è proprio lui.  Fortunatamente, dopo un periodo di sbandamento ha trovato Gaia e i computer dell’ IPCC, così la sua vita di misero laico alla deriva è rifiorita acquistando nuovo senso.

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Eschimesi e beduini, ghiaccio e deserto, Toronto e Arizona. La civiltà umana è da sempre fiorita anche in condizioni ambientali estreme, ne abbiamo riprove continue dalla storia. Eppure l’ AS considera l’aumento di due gradi centigradi (tra un secolo) come la porta della Geheenna.

Dall’India all’Europa, dalla Scandinavia alle Americhe, l’uomo è sempre migrato fuggendo da condizioni avverse verso una vita migliore. Eppure l’AS sente incombere l’apocalisse qualora l’aumento di due centimetri del livello marino costringerà qualche riccone a sgombrare con tutta calma la propria villa in Florida (tra un secolo). Ma forse è preoccupato per gli orsi polari, di cui in effetti non si conosce bene la capacità migratoria.

Nucleare, geoengeneering, carbon tax, cape and trade, stockpiling… le soluzioni fattive al riscaldamento globale non mancano. Ma provate solo a vedere la faccia dell’ AS quando vengono messe sul tappeto. Un mix di orrore e disgusto. E’ chiaro che l’AS non tolleri molto le alternative al “vegetarianesimo” o al “fare meno docce” o al “km 0”.

AS vorrebbe tanto salvare l’umanità, ha in grande considerazione l’umanità. Peccato che consideri un po’ meno l’uomo, in particolare le sue capacità di adattamento. AS non ama la storia, che ha il torto di esaltare proprio queste capacità: lui guarda avanti, non indietro. Guarda al futuro, all’ Uomo Nuovo. Quello vecchio lo disturba, troppo poco mistico, troppo poco prevedibile, troppa inventiva, troppa resilienza.

E che atteggiamento mantiene AS nei confronti di “carbone & petrolio”? Odio, repulsa e un senso di degrado. Strano perché chi ama l’uomo dovrebbe alzare un altarino a “carbone & petrolio” visto quanto hanno migliorato le nostre vite, semmai dispiacersi del fatto che il loro utilizzo prolungato potrebbe – forse – comportare qualche inconveniente in un futuro piuttosto lontano.

La materia è complessa, come ama dire chi ritiene di aver domato questa complessità. Anche per questo le poche previsioni verificabili nel merito segnalano non pochi errori, normale. Un po’ meno normale che si tratti di errori sempre nello stesso senso. La cosa non sembra però turbare troppo l’ AS, d’altronde nell’”ambiente” non mancano certo le variabili da reperire per giustificare le precedenti imprecisioni senza alterare le conclusioni a cui è affezionato. I modelli non vanno mai “corretti”, al massimo possono essere “integrati” affinché mantengano fedeli nei secoli sempre la medesima direzione di marcia.

Gli AS sono molto interconnessi tra loro, si vedono, discutono, ma soprattutto si scambiano e-mail dove sottolineano il valore civile del “taroccamento dati” su queste delicate materie.

AS ama le previsioni secolari, quelle in cui è lecito prevedere un po’ di tutto e dove l’irrazionalità religiosa puo’ travestirsi più facilmente da “principio di precauzione”.

Alcuni teologi cristiani hanno teorizzato l’assenza dell’ Inferno. Nella teologia AS manca invece il Paradiso: gli eventi estremi messi sulla bilancia sono solo quelli negativi.

L’ AS affida le soluzioni alla Politica Attiva auspicando una fantomatica “grande riforma”, la Politica a sua volta sottolinea la ragionevolezza degli allarmi AS. AS si sente gratificato da tanta considerazione (e dai fondi per la ricerca che riceve), il Politico si sente rafforzato dai nuovi poteri incassati per far fronte al mandato. Così tutti vissero felici e contenti. Per “tutti” intendo gli AS e i Politici.

AS si concentra sulle “generazioni future”, vuole salvarle costi quel che costi. Il fatto che rischi (eufemismo) di impoverirle non rientra nel suo schema mentale, non rientra nemmeno nel suo lessico che, essendo cripto-teologico, contempla solo il termine “salvare”.

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Ecco, conoscendo meglio la personalità dell’ “Ambientalista Standard” abbiamo più informazioni su come fare la tara al messaggio che passa dai media e dalle accademie.

Bè, fatta la tara mi sembra si possa parlare di quasi-bufala. Perché non preoccuparsi degli asteroidi vaganti (spostando lì qualche fondo)? Compaiono così raramente sulle prime pagine dei giornali, eppure a conti fatti mi sembra una minaccia non meno concreta. 

Approfondisci con David Friedman e Alex Epstein.

1 commento su “Posso dire che l’ambientalismo è una bufala o si offende qualcuno?”

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